Il bue e l'asinello. La tradizione del presepe.
- Hasta Perro
- 28 dic 2020
- Tempo di lettura: 1 min
Natale è appena trascorso e nonostante il periodo difficile, molti di noi non hanno abbandonato le tradizioni natalizie!
C’è chi ha addobbato l’albero, chi ha realizzato un presepe ed è proprio di questo che oggi vi vogliamo raccontare.. Sin dalla nostra infanzia ci siamo divertiti ad allestire il presepe ovvero la rappresentazione della nascita del Bambin Gesù, più o meno elaborato; immancabili l’usanza della grotta o capanna con Giuseppe, Maria, Gesù e due animali: il bue e l’asino. Ma perché la tradizione vuole proprio queste due creature a caratterizzare la Natività?
Sappiamo che fu S. Francesco d’Assisi, il primo a rievocare la rappresentazione della Natività nel lontano 1223 a Greccio, con un presepe vivente e a quanto pare già con la partecipazione del bue e dell’asinello.
Se consideriamo i racconti dei Vangeli, questi non ne parlano. Si trova l’inserimento nel vangelo apocrifo: essi vengono descritti nella stalla e alla presenza di Gesù nella mangiatoia, si inginocchiarono; non avevano dunque una funzione di riscaldare con il loro fiato il neonato.
Come spiega Chiara Frugoni, una delle massine esperte del Santo, i due animali indicherebbero rispettivamente il popolo ebraico e quello pagano, secondo il quale, i musi degli animali sprofondati dentro al fieno della stalla andrebbero intesi come un auspicio cristiano, quando tutti i popoli, finalmente riuniti, riceveranno il sacramento dell’Eucarestia.
Più tardi secondo S. Gerolamo l’asino in realtà stava a significare l’Antico Testamento, mentre il bue il Nuovo. Per San Bernardo l’asino simboleggia la pazienza virtuosa e il bue è segno dell’umiltà evangelica.
Fatto sta che questi due animali ormai fanno parte della tradizione e sarebbe davvero difficile immaginarci la sacra Famiglia senza loro due!

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